Esiste davvero il piacere dell’apprendimento? Il potere della motivazione intrinseca ed estrinseca
Che cosa spiega il comportamento umano, le singole azioni e tutte le attività correlate che portiamo a termine ogni giorno per raggiungere i nostri scopi? La spiegazione sta nella motivazione, quella molla interiore che ci sprona all’azione, quella spinta che ci stimola dall’interno o dall’esterno. Perché in effetti, la motivazione ha una duplice fonte: si parla di motivazione intrinseca quando questa proviene dall’interno e di motivazione estrinseca quando proveniente dall’esterno. La motivazione, calata nel contesto educativo, prende nome di motivazione all’apprendimento.
Ma che cosa sono motivazione intrinseca ed estrinseca? Scopriamo le caratteristiche di queste due tipologie di agenti motivanti.
Cos’è la motivazione
Prima di soffermarci sulla motivazione estrinseca ed intrinseca, consideriamo la motivazione in termini più generali.
Il termine motivazione, dal latino motus, indica quella spinta o movimento che porta un individuo ad agire per il raggiungimento di un obiettivo o di uno scopo. Insomma, è quella molla che sprona all’azione, quello stato interiore che attiva, dirige e mantiene poi nel tempo il comportamento di un individuo, e lo fa non necessariamente in modo consapevole. È ciò che sorregge gli sforzi dello sportivo che si allena per raggiungere i propri obiettivi, ciò che guida le azioni del dipendente che ogni giorno raggiungere il posto di lavoro o, ancora, ciò che spinge lo studente ad imparare, memorizzare e comprendere.
Durante il ‘900 sono stati numerosissimi gli studi dedicati a scoprire e analizzare gli aspetti psicologici che motivano gli individui ad agire. Tra questi, per citare un esempio celebre, non possiamo non richiamare alla mente la piramide dei bisogni di Maslow, la più nota teoria motivazionale formulata durante gli anni ’40.
Una definizione univoca di motivazione è, di fatto, quasi impossibile. Può essere utile però citare la definizione ripresa da Psiche.org, il sito italiano di psicologia, secondo il quale la motivazione si può intendere come la “configurazione di esperienze soggettive che consente di spiegare l’inizio, la direzione, l’intensità e la persistenza di un comportamento verso uno scopo”.
- L’inizio: è infatti l’origine dell’azione;
- La direzione: è la guida che delinea le modalità di azione per il raggiungimento dello scopo;
- L’intensità: è la base dell’impegno e delle risorse da mettere in campo;
- La persistenza: è la costanza che sprona alla perseveranza anche nei momenti di difficoltà.
Motivazione intrinseca ed estrinseca
Insomma, la motivazione è quindi quell’elemento portante che consente alle persone di raggiungere scopi e obiettivi. È importante, tuttavia, riconoscerne le diverse tipologie.
In effetti, la prima grande distinzione, applicabile anche al contesto educativo, è quella tra motivazione intrinseca ed estrinseca intendendo con motivazione intrinseca quella motivazione che deriva dal piacere dell’apprendimento stesso, e con motivazione estrinseca quella motivazione che deriva invece dalla prospettiva di premi o benefici associati al raggiungimento dell’obiettivo.
La distinzione tra motivazione estrinseca ed intrinseca, cioè proveniente dall’esterno o dall’interno, risale agli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso, quando cominciarono ad essere svolti alcuni esprimenti in merito. Nell’ambito della formazione, ad ogni modo, pare che questi due tipi di motivazione non siano esclusivi ma che, al contrario, possano coesistere.
La motivazione estrinseca
Come abbiamo anticipato, quindi, la motivazione estrinseca è una spinta che deriva da motivi ed eventi esterni, osservabili e misurabili. Il risultato di questa tipologia di motivazione sono azioni e comportamenti che si innescano a partire da rinforzi esterni, che si tratti di ricompense e riconoscimenti o, semplicemente, dell’evitamento di conseguenze negative e punizioni.
Alla base della motivazione estrinseca vi è quindi non il piacere personale dell’azione stessa, quanto l’attesa di un premio che possa ripagare delle energie messe in campo per il raggiungimento dell’obiettivo.
Non è un caso che spesso gli obiettivi siano stabiliti da altri e che siano proprio questi altri ad avere infine il potere di ricompensare l’individuo (con promozioni, lodi, premi e quant’altro) o punirlo. Le condizioni e l’ambiente esterno sono quindi l’origine della motivazione estrinseca.
Per fare degli esempi, la motivazione estrinseca è quella che spinge:
- Lo studente a studiare in previsione di un esame per ottenere i massimi voti
- Il dipendente ad andare in ufficio ogni giorno per ricevere lo stipendio
- Il bambino a riordinare la propria camera per poter guardare un cartone animato in tv
In ognuno di questi casi, ciò che spinge gli individui ad agire, ovvero ciò che li motiva, è unicamente la ricompensa finale. Perché le azioni vengano portate a termine a prescindere dall’esistenza di un compenso, ci dovranno essere altre ragioni, mosse da motivi più interni.
La motivazione intrinseca
La motivazione intrinseca è quell’insieme di sensazioni positive che si associano al semplice fatto di svolgere una certa attività o un certo lavoro. Senza dipendere da ragioni o ricompense esterne, la motivazione intrinseca è il risultato di una volontà che agisce per curiosità e gratificazione.
La curiosità è in effetti un elemento importantissimo per questa tipologia di motivazione all’apprendimento: il nuovo, lo sconosciuto, l’inesplorato attivano nell’individuo la volontà di scoprire l’ambiente cercando soluzioni e informazioni.
L’azione, percepita come motivante in sé, viene portata a termine per il semplice gusto di mettersi alla prova, di sfidare i propri limiti ed ampliare le proprie conoscenze, il tutto indipendentemente dalle circostanze esterne. La sensazione stessa di acquisire competenze giustifica gli sforzi e provoca soddisfazione avviando un circolo virtuoso che spinge l’individuo a perseverare nonostante le difficoltà.
Da quanto abbiamo fin qui detto, sarà ormai evidente che il grande vantaggio della motivazione intrinseca è quella di sfidare il tempo. Questo tipo di motivazione, non risentendo delle circostanze esterne, è infatti più duratura e implica un livello di coinvolgimento molto più alto associato ad un maggior livello di soddisfazione e consapevolezza di sé.
Per fare degli esempi, la motivazione estrinseca è quella che spinge:
- Lo studente ad imparare per scoprire sempre cose nuove
- Il lettore a leggere un altro libro per immergersi in una nuova storia
- Lo sportivo ad allenarsi per la sensazione di benessere che ne deriva
In tutti questi casi, è la passione e la gioia di compiere l’azione stessa a motivare gli individui senza bisogno di ricompensa alcuna.
Motivazione e apprendimento: alcune best practice
Per concludere, possiamo intendere la motivazione come una sintesi di cause, scopi e bisogni. Tra motivazione intrinseca ed estrinseca non esiste necessariamente un’opzione migliore: entrambe favoriscono il raggiungimento degli obiettivi e molto spesso interagiscono tra di loro. Tra l’altro, non è raro che attività iniziate per motivazioni estrinseche, ovvero azioni che non avremmo mai iniziato se non per “obbligo”, finiscano infine per essere portate avanti per motivazioni intrinseche.
Quel che è certo, in ogni caso, è che la motivazione intrinseca è quella meno soggetta al variare delle situazioni esterne, più stabile, più potente e duratura nel tempo proprio perché associata al desiderio personale di soddisfare determinate necessità.
Proprio per questo, quando si parla di motivazione e apprendimento la motivazione intrinseca è sicuramente da prediligere. Gli studenti spinti dal desiderio di perfezionarsi, apprendere cose nuove e conquistare nuove capacità hanno una perseveranza e un grado di concentrazione difficilmente raggiungibile con una motivazione estrinseca.
Come supportare lo sviluppo della motivazione intrinseca durante l’apprendimento
Per supportare lo sviluppo della motivazione intrinseca durante l’apprendimento è necessario:
- Promuovere al massimo il senso di controllo delle persone sull’attività da svolgere: aumentando il coinvolgimento aumenta la motivazione!
- Ridurre le pressioni estrinseche: realizzando programmi e attività formative capaci di incuriosire, di diventare attività sfidanti di difficoltà media con obiettivi chiari sia e breve sia a lungo termine
- Ascoltare il feedback dei propri discenti: che cosa sperano di imparare? Per quale ragione? Quali attività li intrattengono e appassionano di più? Perché non c’è indicazione migliore di quella che possono fornire le persone.